Philippo Gasparini dopo il liceo artistico si è allontanato dall'mondo dell'arte per poi riavvicinarcisi alcuni anni dopo. Ha frequentato l'accademia di Brera e quella di Verona, ed ha intrapreso diversi corsi e partecipando a mostre collettive anche all'estero (New York, Salisburgo, Milano) che hanno formato il suo tratto artistico che si distingue da ogni altro. Inizia con il figurativo per poi immergersi in un percorso intenso di sperimentazione. I suoi sogni sono parte delle sue opere, che rappresenta in maniera differente usando elementi geometrici su sfondi colorati. Dopo un brutto sogno gli elementi si scompongono, mutando, nelle sue ultime opere, verso l'astrattismo completo. Philippo si concentra sull'importanza del colore e delle vibrazioni. Utilizza una tecnica con pigmenti monocromo, che unisce all'olio per creare delle superfici in rilievo caratterizzate da profonde pennellate che si diradano sulla tela in direzioni differenti rappresentando la stessa tinta in vari toni, un evoluzione del monocromo. La spiritualità è una parte molto importante del suo lavoro, una delle sue ultime mostre si intitola 'Le stanze dell'anima', dal momento in cui in un sogno, Philippo incontra un sapiente che lo porta in diverse stanze nella torre Eiffel parigina. La ricerca dell'armonia con il cosmo e l'urgenza di guide paterne e spirituali ricorrono in ogni sua opera. Finito il suo lavoro lo guarda ed indentifica un soggetto, per poi arrivare a decidere un titolo per descriverlo agli occhi sconosciuti.
Le sue opere sono immagini, pensieri ed emozioni. Le chiama "porte aperte sull'inconscio" in continuo mutamento. Descrive l'arte come mezzo per lasciare un sentimento di gioia, come quando utilizza il colore rosso, un invito ad un ricevimento di colore.
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